Dall'anno 1.800 all'anno 1.9001801 Napoleone Bonaparte stipula la pace col Regno di Napoli (18-VII), lasciandolo ai Borbone, ma mettendolo praticamente sotto la costante minaccia di una invasione. I Borbone devono accettare la permanenza di guarnigioni francesi accollandosene le ingenti spese. Migliaia di soldati francesi si stabiliscono nelle contrade pugliesi allo scopo di parare un eventuale tentativo di sbarco da parte delle armate anglo-turche. Un drappello di fanteria di circa 100 uomini, si stabilisce anche ad Acquaviva. I cittadini sono costretti ad ospitarli nelle loro case e l'erario comunale, costretto a far fronte ad uscite straordinarie, si ritrova sommerso da enormi debiti.
1802 Francia ed Inghilterra firmano il trattato di Amiens (27-III) col quale la Francia vede riconosciute le sue conquiste continentali e l'Inghilterra le sue conquiste coloniali. Napoleone deve ritirare le sue truppe dai territori di Puglia e Abruzzo. Per il Regno questa pace non è che un sollievo molto relativo poiché è intuibile che le due Potenze hanno negoziato la tregua solo per meglio prepararsi ad una nuova guerra.
1803 L'inghilterra in violazione del trattato di Amiens non vuole abbandonare l'isola di Malta. Ciò provoca la ripresa delle ostilità con la Francia la cui direzione politica viene assunta, grazie al prestigio militare di cui gode, dal generale Napoleone Bonaparte che l'anno successivo riuscirà a farsi proclamare imperatore.
1805 L'irriducibile conflitto di interessi tra Francia e Inghilterra porta alla nascita di una coalizione europea cui aderiscono, al fianco degli inglesi, Russia, Austria, Svezia e Regno di Napoli.
1806 Napoleone per Ferdinando IV, che in apparenza gli si dimostra amico e che in realtà trama con i suoi avversari, scaglia contro Napoli il proprio esercito agli ordini di suo fratello Giuseppe, già designato al trono. Questi vince quasi senza combattere il rimaneggiato esercito borbonico al quale mancano gli aiuti promessi da Russia e Inghilterra mentre i Borbone si rifugiano in Sicilia (30 III). 1807-1808 Giuseppe Bonaparte si dedica subito a riordinare lo Stato favorendo soprattutto il sorgere di una borghesia agraria mediante gratuite concessioni di terra ai contadini. Sotto i francesi avvengono, infatti, importanti riforme. Con quella agricola tutte le terre del feudo sono registrate presso un ufficio pubblico in modo da individuare l'estensione di ogni singola proprietà privata, i confini, la coltura e la categoria. Le terre sulle quali, per antica consuetudine, venivano esercitati gli "usi civici" vengono considerate appartenenti al demanio comunale e, in conseguenza della revisione, vengono distribuite tra i cittadini dietro il corrispettivo di un canone annuo proporzionale al valore delle quote. La proprietà terriera, da sempre concentrata nelle mani della Chiesa e dei feudatari, e per questo infruttuosa ed inerte, viene liberata da tale stato dando origine ad una classe media di coltivatori. Solo in Puglia vengono soppressi 60 conventi compreso quello acquavivese dei Domenicani il cui sostanzioso patrimonio (centinaia di ettari e centinaia di capi di bestiame) dopo essere passato per qualche anno al demanio comunale viene lottizzato e venduto ai privati cittadini. Con la riforma tributaria vengono soppresse tutte le tasse, imposte e gabelle fino ad allora gravanti sul popolo e viene istituita un'unica imposta immobiliare, sui fondi rustici e sulle abitazioni, il cosiddetto "contributo fondiario". La riforma amministrativa prevede l'istituzione del Decurionato, "corpo" in cui risiede la rappresentanza municipale (i decurioni vengono estratti a sorte tra gli uomini che hanno non meno di 50 ducati di rendita annua) con funzioni deliberative e sotto il controllo dell'Intendente. Esso è presieduto dal Sindaco, si riunisce ogni prima domenica del mese e le sue discussioni e deliberazioni si svolgono a porte chiuse ma a voti palesi. Con la riforma giudiziaria viene istituita la figura del Giudice di pace col compito di conciliare, sul posto, i dissidi sorti smaltendo, così, l'iter giudiziario. Inoltre viene ordinata la confisca dei beni appartenenti ai "capipopolo" borbonici e vengono concesse speciali pensioni alle famiglie dei martiri del 1799, in particolare a quella del dottor F.A. Pepe. Ma intanto si accentuano i fenomeni di accattonaggio (si contano più di 170 barboni), di stregoneria e di prostituzione. 1808 Giuseppe chiamato dal fratello sul trono di Spagna, lascia il Regno, dove viene inviato Gioacchino Murat, cognato di Napoleone (1 VIII). 1808-1815 Gli immensi boschi che, per migliaia di ettari cingono Acquaviva, offrono sicuri e inaccessibili ricoveri ai più terribili briganti pugliesi e lucani. 1809 I francesi s'impegnano attivamente nella lotta al brigantaggio ma spesso sono degli innocenti a pagare: i cinque fratelli Fiore di Santeramo che transitavano da Acquaviva furono fermati per sospetti briganti e fucilati nella pubblica piazza senza ulteriori accertamenti. 1810 Un decreto obbliga i comuni a rilevare in apposite liste "i malviventi, gli oziosi e i vagabondi", e nel caso in cui non sia possibile trovare gli autori delle aggressioni si addossa ai municipi e ai più ricchi proprietari del paese, la responsabilità civile dei furti perpetrati nei territori comunali (21 VI). 1811 E' sindaco Eustachio Piragine. 1812 Acquaviva conta 5848 abitanti. 1809-1813 Distruzione dei raccolti a causa di grandinate, nevicate, branchi di lupi ed invasioni di cavallette. L'opera di distruzione delle locuste impegna tutto il popolo acquavivese e a tale scopo il territorio è diviso in sezioni che sono ogni giorno percorse da pattuglie di contadini sotto la sorveglianza di commissari municipali. In questa lotta, protrattasi per anni, Acquaviva si segnala tanto da meritare un encomio dal Ministro degli Interni. 1811-1813 Il potere di Napoleone avverte i primi segnali di quella crisi che avrebbe rapidamente decretato la fine del suo Impero. La rivolta del sentimento nazionale in tutta l'Europa, la resistenza dell'Inghilterra, e lo sfaldarsi delle alleanze aprono falle sempre più gravi nel sistema continentale napoleonico. Dopo il tentativo di invadere la Russia, che si trasforma in una immane catastrofe, l'Armata napoleonica viene ancora sconfitta dagli eserciti di una coalizione europea nella grande battaglia di Lipsia. 1813 Giulio Iacobellis fonda la Banda Musicale di Acquaviva diretta dal maestro G. De Marinis. E' sindaco Francesco Aulenta. 1813-1816 Il territorio di Acquaviva è percorso da briganti-disertori del 9° reggimento di linea al comando di Benedetto Attollino, detto "Faccia tagliata". 1814 Napoleone viene dichiarato decaduto e la pace di Parigi chiude la guerra: la Francia deve rinunciare a tutte le colonie e ritornare ai confini del 1792. 1815 Napoleone fugge dall'isola d'Elba, dove era stato relegato, e tenta un nuovo disperato sforzo per riconquistare il trono francese. Dopo "cento giorni" e alcuni vittoriosi scontri minori viene definitivamente sconfitto a Waterloo. Murat, nel crollo delle speranze di Napoleone, cerca dapprima di organizzare il suo Stato per conservarsi indipendente lanciando proclami che esortano gli Italiani a combattere per la loro libertà. Essi trovano scarse rispondenze. Sconfitto a Tolentino e persa Napoli è costretto a lasciare il Regno. Un mese dopo Ferdinando IV ritorna a Napoli ed è accolto con entusiasmo dalla plebe (21 V). E' la Restaurazione. Dapprima Ferdinando assicura la libertà civile, il rispetto della vendita dei beni nazionali e il mantenimento dell'amministrazione civile e militare precedente ma ben presto pone fine all'autonomia della Sicilia con un decreto che unisce l'isola a Napoli e abolisce la Costituzione del 1812 prendendo il titolo di Ferdinando I re delle Due Sicilie. Un trattato di alleanza con l'Austria stabilisce che il re non avrebbe ammesso mutamenti in contrasto con le antiche istituzioni monarchiche. Il potere torna così nelle mani dell'aristocrazia terriera che mantiene le popolazioni contadine e l'economia agricola in un pauroso stato di arretratezza sociale, civile ed economica a cui si aggiunge presto un nuovo flagello. 1816-1817 Quando a Noia scoppia una epidemia di peste Acquaviva non è colpita perché viene immediatamente sottoposta a severe prescrizioni. Tuttavia la città è ormai poverissima e alla miseria ed alla carestia si aggiungono la dissenteria e le febbri perniciose che producono un vero sterminio soprattutto tra le classi più povere che si cibano di carne di cane e di gatto, di cenere unita all'acqua, di pasta d'ulivo scartata dai frantoi e fave non condite per il caro prezzo dell'olio e del sale.
1817 La Restaurazione favorisce la sanguinosa vendetta dei reazionari borbonici, imprigionati durante il governo dei Napoleonidi che "in nome del Re e della fede" compiono ogni sorta di razzia e violenza. 1818 Acquaviva conta 4707 abitanti: negli ultimi sei anni la peste e la miseria hanno provocato una riduzione della popolazione del 19,5 % (-1141). Un Concordato e la bolla pontificia "De Utiliori" negano l'autonomia della prelatura di Acquaviva nei confronti della curia barese. Ciò provoca violente proteste da parte del clero, del decurionato e dell'intera cittadinanza.
1820 Sull'onda della rivoluzione avvenuta in Spagna solo alcuni mesi prima scoppiano tumulti anche nel Regno di Napoli. Il presidio militare di Nola, guidato da due ufficiali affiliati alla Carboneria, Michele Morelli e Giuseppe Silvati, si ammutina e dà il via ad una generale insurrezione carbonara che si estende ben presto in Campania, in Basilicata e in Puglia (2 VII). Le milizie regie sono impotenti contro i rivoltosi e molti soldati si uniscono a loro acclamando loro capo il generale murattiano Guglielmo Pepe. Intanto una commissione civile di carbonari ottiene dal re una Costituzione liberale sul modello di quella spagnola i cui punti fondamentali sono: indipendenza e sovranità della Nazione, monarchia ereditaria, Parlamento unico e indissolubile, eletto dai comizi provinciali composti dai cittadini eletti a loro volta dai comizi distrettuali e parrocchiali (13 VII).
1821 Di fronte al propagarsi dei moti si profila la reazione delle potenze della Santa Alleanza (Russia, Austria, Prussia e Francia). E' l'Austria, che vede in pericolo l'equilibrio instaurato nella penisola italiana, a prendere l'iniziativa: a Lubiana viene deciso di affidare al governo austriaco l'incarico di ristabilire l'ordine e il governo assoluto nel Regno delle Due Sicilie (26 I). L'esercito dei Costituzionali è male armato e mediocremente equipaggiato; per ovviare in qualche modo alla mancanza di mezzi finanziari si ricorre ad una speciale forma di prestito forzoso dell'ammontare nazionale di 3 milioni di ducati suddiviso in 150.000 obbligazioni di 20 ducati l'una. 1824 Finalmente la proposta del Memmola viene accettata ed i lavori alla Torre del Sedile vengono appaltati ai maestri Leo De Bellis e Samuele Caporusso. Tutta la torre viene demolita e ricostruita costituendo al secondo piano l'alloggio per la macchima dell'orologio costruita dal maestro napoletano Bernard. 1825 Morto Ferdinando gli succede sul trono del Regno delle Due Sicilie il figlio Francesco. 1827 Una tremenda alluvione si abbatte nel barese facendo vittime anche ad Acquaviva e provocando una eccezionale inondazione a Bari. 1830 A Francesco I succede il figlio ventenne Ferdinando II che volge la sua politica a rivendicare l'autonomia del Regno anche di fronte all'Austria. Egli si trova a dover fronteggiare parecchi tentativi insurrezionali che privi di ogni sostegno popolare vengono immediatamente repressi dal governo borbonico. 1831 Si istituisce il primo Decurionato eletto dal popolo che garantisce l'ordine pubblico, gestisce le terre comunali e provvede all'amministrazione finanziaria della città. E' sindaco Francesco Stella. 1832 Cospicue risorse finanziarie vengono impiegate per combattere l'eccessivo analfabetismo e per costruire strade per collegare Acquaviva con Gioia e Canneto. E' sindaco Giovanni Pepe. 1835 Nonostante il parere contrario dell'Intendenza della Terra di Bari che in un rapporto al Ministero della Polizia generale scriveva: "ogni vestigio delle passate opinioni politiche è annullato", esse non erano affatto svanite ma, sotto forme e denominazioni diverse, pullulavano in ogni parte della regione. Nelle campagne di Acquaviva e nei boschi di Gioia si tengono occulte riunioni di clandestine "fratellanze", "famiglie" e "congreghe" di cospiratori. 1835-1840 In questo periodo, presumibilmente, nasce l'usanza di lanciare il "pallone" durante i festeggiamenti in onore alla Madonna di Costantinopoli. 1836 Viene iniziata la costruzione del cimitero all'aperto su progetto dell'architetto Memmola. 1837 Viene abbattuto il recinto murario che delimitava l'abitato: inizia l'espansione urbanistica della città e non sono poche le costruzioni abusive contrarie alla regolamentazione del Comune. Le vie, comunque, sono ancora impraticabili e disselciate mentre le acque putride e stagnanti per la mancanza di fogne. Questa precaria situazione contribuisce alla diffusione dell'epidemia di colera che colpisce tutto il Regno delle Due Sicilie. I numerosi cadaveri vengono sepolti in fosse comuni nella chiesa di San Domenico e il prezzo del vino (considerato un ottimo antidoto) sale alle stelle. 1838 E' sindaco Girolamo Iacobellis. 1840 Il re, pur riconoscendo alcuni privilegi di natura giuridica, riafferma le disposizioni del Concordato e della bolla pontificia del 1818 circa l'aggregazione della Chiesa di Acquaviva alla vicina diocesi e invita l'arcivescovo Clary alla nomina dell'arciprete. 1841 Diventa sindaco Pietro Rossi. 1844 Monsignor Giandomenico Falconi accetta l'investitura all'arcipretura di Acquaviva ed entra solennemente in città, applaudito dalla cittadinanza (29 VIII). Presto di farà promotore, con contiuni viaggi a Roma ed a Napoli, delle antiche pretese sull'indipendenza della Chiesa acquavivese riaccendendo le vecchie controversie. 1846 Con l'elezione al soglio pontificio di Pio IX si diffonde il mito del "papa liberale" presso un'opinione moderata che, impaziente di agire, attribuisce alle iniziative del pontefice (ad esempio la concessione della libertà di stampa) significati che vanno ben aldilà delle sue reali intenzioni e dei suoi reali orientamenti politici. 1847 La crescita demografica determina la crescita della città: iniziano i lavori per la costruzione della Estramurale.
1848 I liberali palermitani, cogliendo l'occasione delle riforme attuate negli altri Stati italiani, insorgono contro il malgoverno borbonico. Di fronte all'estendersi dell'insurrezione e non potendo contare sull'aiuto dell'Austria poichè il papa ha vietato l'attraversamento dei propri territori, Ferdinando II si vede costretto a cedere agli insorti, e a promulgare una costituzione ispirata a quella francese del 1830 (2 II).
1849 Rifatte le elezioni, la nuova Camera deplora le violenze perpetrate dal Governo, ma il re la ignora e revoca la Costituzione. Quasi tutti i "patrioti" dell'ultima ora, impauriti, rigettano le responsabilità dei tumulti sull'ingenua ed esigua schiera dei veri "ultraliberali". Il Regno è tenuto sotto un permanente stato d'assedio e iniqui processi colpiscono gli uomini di maggiore cultura, che costituiscono, secondo il sovrano, la fantomatica "setta dell'Unità d'Italia". 1850 Il giudice regio comunica all'Intendente di trovarsi nell'assoluta impossibilità di indicare un soggetto che possa ricoprire la carica di sindaco essendo tutti i galantuomini acquavivesi coinvolti nei recenti ptravolgimenti politici tanto da non meritare la fiducia del regio Governo. Nel frattempo i "triunviri" Cirielli, Luciani e Curzio vengono arrestati, processati. I primi due, grazie anche alla solidarietà dimostrata dai cittadini acquavivesi, vengono condannati, rispettivamente, a 7 e 8 mesi di reclusione (16 X). 1852 Il Curzio, invece, imputato di reati ben più gravi, tra i quali quello di oscene ingiurie contro il Re, dopo una lunga istruttoria durata quasi due anni, viene condannato a ben 19 anni di galera (23 VIII). 1853 Viene costruita la cosiddetta "gavetta di scolo" delle acque piovane che va dall'Estramurale fino al centro di raccolta situato in contrada S. Pietro. E' sindaco Giovanni Antonio Molignani. 1855 Acquaviva, che pure è una delle città più civili di Puglia e che conta 7.445 abitanti, è "una immensa e pestifera cloaca" con vie disselciate e impraticabili, mura decadenti e acque putride e stagnanti per la mancanza di fognature. Le leggi eversive promulgate in questo anno, in base alle quali si permette al Demanio dello Stato di incorporare a certe condizioni i beni della Chiesa Palatina, non hanno efficacia per gli immensi possedimenti della Chiesa di Acquaviva poiché una sentenza del consiglio di Stato ne conferma la proprietà al clero. 1857 E' sindaco, per la seconda volta, Francesco Stella. 1858 Il primo ministro del Regno di Sardegna, Cavour, convince Napoleone III, imperatore di Francia, della necessità di risolvere con urgenza la questione italiana, (l'unificazione nazionale) prima che i rivoluzinari mazziniani scatenino un'insurrezione democratica nell'intera penisola. Napoleone, del resto, mira a sostituire in Italia l'influenza francese a quella austriaca nel quadro di un più vasto disegno volto ad affermare l'egemonia francese in Europa. I due si incontrano segretamente a Plombières e stipulano un'alleanza militare contro l'Austria che prevede, in caso di vittoria, una penisola italiana così ristrutturata: un regno sabaudo dell'Alta Italia, lo Stato pontificio, e due regni nell'Italia meridionale e centrale sotto principi francesi, mentre Savoia e Nizza sarebbero state cedute dal Piemonte alla Francia (20 VII).
1859 Scoppia la guerra contro l'Austria e i primi successi franco-piemontesi favoriscono l'insurrezione dell'Italia centrale: Toscana, Emilia e Romagna cacciano i vecchi sovrani e chiedono l'annessione al regno sabaudo. Napoleone III, vedendo sfumare i suoi progetti sull'Italia, si ritira dalla guerra fimando con gli austriaci l'armistizio di Villafranca.
1860 Napoleone III riesce ad ottenere Nizza e la Savoia accettando che un plebiscito popolare decida sull'annessione della Toscana, dell'Emilia e della Romagna al Regno di Sardegna. Sull'onda di questi successi i democratici italiani ripropongono con rinnovato vigore il programma di unificazione dell'intera nazione e, sollecitata da una montante rivolta nelle campagne siciliane, prende corpo l'idea di una spedizione militare, popolare e autonoma, che liberi il Mezzogiorno. Cavour è contrario alla spedizione soprattutto perché teme di irritare Napoleone dato il carattere eccessivamente popolare e democratico della stessa ma Giuseppe Garibaldi con l'appoggio segreto di Vittorio Emanuele II, raccoglie un migliaio di volontari e s'imbarca da Quarto alla volta della Sicilia (5 V).
1861 Ben presto l'atmosfera di miracoli e di smodate speranze che aveva accompagnato l'impresa della unificazione lascia il posto alla dura realtà. Le differenze economico-sociali tra Nord e Sud, molto più consistenti di quelle paventate, l'incremento della pressione fiscale, la mancanza di lavoro e la mancata ripartizione delle terre demaniali, la persecuzione antidemocratica del governo di Destra provocano tra il popolo un persistente e pericoloso malcontento soprattutto nei confronti dei nuovi burocrati e amministratori settentrionali. Esso sfocia nella più pericolosa e convulsa reazione allo stato unitario: il brigantaggio. La ribellione popolare, infatti, porta alla formazione di bande che conducono una guerriglia audace e spietata costantemente alimentata dal malcontento economico e dalla disaggregazione sociale. I sostenitori dei Borbone e la maggioranza del clero cercano di organizzare la rivolta e di volgerla a favore dei loro disegni di restaurazione invocando il ritorno di Francesco II, "re dei proletari".
1862 F.R. Curzio è eletto deputato al Parlamento Italiano. Nel decisivo ballottaggio riporta 419 voti contro i 177 del barone Francesco Noya di Mola. 1863 Nel bosco di Vallata, a pochi chilometri da Acquaviva, il capitano di cavalleria Bolasco infligge una decisiva disfatta alla banda Romano. Il capo brigante rimane ucciso insieme a oltre venti dei suoi (5 I). 1865 Per il prestigio del paese non è più concepibile un teatro che non fosse esteso a tutti e non soltanto a quelli che frequentano il teatro principesco, situato al quarto piano del Palazzo De Mari, per cui il Consiglio Comunale delibera di utilizzare i fondi provenienti dai danni ed espropri fatti dalla Ferrovia (in costruzione) alla contrada Difesa della Terra per finanziare l'acquisto del suolo su cui costruire un nuovo teatro comunale.
1871 Il Comune di Acquaviva delle Fonti espropria il Palazzo De Mari, che diviene così sede del Comune, a Sante Alberotanza indebitatosi per la costruzione del tronco ferroviario Bari-Taranto. Il consigliere G. Iacobellis propone la rimozione dei "mascheroni" che ne deturpano il loggiato ma la proposta viene bocciata perché ritenuta troppo esosa. 1872 L'amministrazione acquista il suolo su cui costruire il nuovo Teatro Comunale. 1873 Viene aperto al pubblico il nuovo cimitero costruito su progetto dell'arch. Ascanio Amendoni.
1876 Dopo 15 anni, in cui i governi della Destra storica gestiscono la fase più delicata della costruzione del nuovo Stato italiano, sale al potere la Sinistra di Agostino Depretis che fa proprie le proposte di rinnovamento e di riforma che mirano ad ampliare le basi del consenso allo Stato attraverso l'estensione del diritto di voto e ad allentare la tensione sociale attraverso l'abolizione della tassa sul macinato e la riforma dell'istruzine elementare.
1878 Ben presto la Sinistra storica, nella quale rientrano i repubblicani e i socialisti, modera la portata innovatrice delle proprie riforme divenendo portavoce degli interessi generali della borghesia italiana nel suo complesso. 1879 Una grave epidemia di vaiolo si abbatte sulla città.
1880 Rinasce ad Acquaviva, grazie all'azione dell'avvocato G. Maselli Campagna, quel pensiero "ultraliberale" apparso durante i moti del '48-'49: si ricostituisce la Loggia Supriani, una loggia massonica alla quale aderiscono borghesi ed operai, si risolleva la questione delle terre demaniali e palatine, si fondano biblioteche, circoli culturali e banche operaie. 1881 Acquaviva registra 8.525 abitanti.
1883 Su iniziativa di Maselli Campagna Acquaviva ospita un convegno di studiosi e politici riguardante questioni politiche, economiche e sociali al centro degli interessi nazionali: il decentramento amministrativo, la lotta all'analfabetismo e l'obbligo dell'istruzione elementare nonché l'agognato suffragio universale. 1888 Un incendio si sviluppa improvvisamente in piazza Garibaldi. 1889 Si accende una violenta polemica tra il Consiglio Comunale, sindaco Viscardo Viscardi, e il Governatore dell'Ospedale Miulli, Mons. Luigi Pellegrini, accusato di malgoverno e di discriminazione nella fissazione dei criteri per il ricovero degli ammalati.
1890 Il Consiglio Comunale rivendica il diritto dei cittadini sui patrimoni ecclesiastici ed ottiene che dal patrimonio della Cappelle Palatine (del purgatorio, del S. Sacramento e di S. Eustachio) venga devoluta a favore del Comune una somma annua di 4 mila lire. Per la sua condotta accentratrice, non condivisa da nessuno, Mons. Pellegrini è costretto a scappare da Acquaviva, ritirandosi a Nardò, suo paese natale. 1891 Installazione dell'illuminazione pubblica ad olio. 1894 Viene eretto in Acquaviva il "Reale Ricovero di mendicità Umberto I", un istituto di beneficienza che accoglie 50 poveri d'ambo i sessi. L'ing. Orazio Santalucia di Santeramo è incaricato di redigere il primo Piano Regolatore della città. 1896 Viene fondato uno dei primi sodalizi di lavoratori, che ha come insegna di unione e di forza democratica, il fascio littorio sormontato dalla scure. E' una delle prime sezioni pugliesi del Partito Socialista Italiano, nato dalle ceneri del Partito dei Lavoratori nato nel 1892.
1898 In seguito al rincaro del presso del pane l'agitazione popolare si fa sempre più intensa da un capo all'altro della penisola. 1899 Ricorrendone il primo centenario si decide di intitolare la piazza del municipio ai Martiri del 1799. Anche la piazza del Teatro, dopo alcune modifiche di sistemazione, cambia nome e diventa piazza Vittorio Emanuele II.
fine XIX sec. Il divario tra Nord e Sud si approfondisce sempre più. Mentre lo sviluppo industriale rafforza al Nord la borghesia capitalista, l'immobilismo latifondista del Sud impedisce lo sviluppo economico e civile e obbliga milioni di uomini all'emigrazione.
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